Coronavirus
Cosa è successo in Italia?
Coronavirus

L’arrivo del Coronavirus, o nel termine tecnico Covid-19, in Italia ha predominato su ogni altro tipo di notizia di attualità e ha stravolto un po’ tutti gli aspetti della quotidianità dei milanesi in primis e di tutti gli italiani poi.

Cosa è successo in Italia?

L’Italia ha avuto un incontro strettamente ravvicinato con il Coronavirus e più che altro improvviso. Questo non ha permesso inizialmente al paese di essere pronto all’evenienza, ma successivamente sono stati fatti grandi sforzi sia dal governo che dagli operatori sanitari, medici e infermieri.

È stato necessario chiudere l’intero paese, imporre delle regole per salvaguardare la nostra salute, in modo da arginare il contagio, fino ad arrivare ad una surreale ma necessaria quarantena totale per il popolo italiano.

Quali settori sono stati più colpiti?

Per prima cosa sono state limitate, e poi definitivamente sospese, tutte le attività che prevedevano l’assembramento di persone, come ad esempio fiere, eventi e manifestazioni. 

Successivamente sono stati limitati tutti gli spostamenti, se non per comprovate cause di lavoro o urgenze. 

E’ evidente che tra i settori che hanno subito il maggiore impatto da parte di queste normative, oltre alla ristorazione e l’intrattenimento, il settore del turismo è quello che ne ha subito le conseguenze più gravi, basti pensarealla vicinanza della Pasqua, notoriamente periodo di vacanze.

La situazione che ha portato al fermo di tutti questi importanti settori sino al 3 aprile, non vede purtroppo una favorevole prospettiva a breve termine.

Per quel che concerne l’industria, colpita in particolare nei settori della meccatronica e dell’automotive, i fermi alla produzione e le riduzioni di orario (alle quali erano stati costretti diversi stabilimenti delle province interessate dal contagio), si possono oramai dire confermate in tutto il territorio nazionale e stanno già mettendo in ginocchio questo settore.

Il mondo dell’agroalimentare sta resistendo grazie al fatto di non essere concentrato come quello industriale, e questo permette di avere una certa tranquillità sugli approvvigionamenti delle famiglie.

Ultimo, ma non per importanza, è il settore della formazione: scuole e università sono state chiuse e questo può essere, se prolungato, un danno alla qualità della formazione degli studenti. Per fortuna si è assistito ad una forte reazione delle scuole ed università attraverso l’utilizzo della tecnologia, cominciando quasi da subito con le lezioni online.

Come si sono adattate le aziende?

Il Coronavirus ha segnato forzatamente la differenza tra quelle aziende che già avevano intrapreso la trasformazione digitale con la possibilità di attivare lo Smart Working, ossia la possibilità di svolgere la propria mansione lavorativa anche in un luogo diverso dal proprio posto di lavoro.

Questa modalità non è possibile per tutte le tipologie di lavoro, ma è stata una nota positiva per il nostro paese, poiché ha dimostrato l’utilità della trasformazione digitale delle aziende che hanno potuto operare anche con restrizione della mobilità delle persone.

Per tutte quelle aziende ove era possibile una modalità di lavoro da remoto, si è di fatto attivato lo Smart Working.

Come evolverà la società produttiva post Coronavirus?

La storia ci insegna che eventi shock hanno sempre prodotto mutamenti radicali e incisivi, aumentando la velocità del cambiamento verso soluzioni che permettessero di continuare a progredire. Cambierà il modello, ma non la convinzione di riuscirci.